giovedì 10 aprile 2014

Rischio vesuvio

Rischio Vesuvio: quello che i sindaci non fanno

I piani di emergenza toccano ai primi cittadini. Le responsabilità della Regione e quel bando appena scaduto

del 10 Aprile 2014 07:40

Rischio Vesuvio: quello che i sindaci non fanno
Il Vesuvio erutta. Moriremo tutti e nessuno fa niente. Il vulcano è in stato di emergenza e nessuno ci avverte. Il Governo, il Dipartimento della Protezione Civile, gli esperti di tutto il mondo, le cavallette, la peste, e bla bla bla bla.
Non passa giorno che in rete, ma anche sulla carta stampata e sugli altri media non passino notizie sconvolgenti sul disastro che prima o poi e di soppiatto ci pioverà addosso dal cielo, ovviamente solo a noi napoletani, unici ignari e di ciò che ci aspetta e di cosa e come fare per salvarci.
Oddio cosa ci aspetta, nelle versioni più pittoresche e catastrofiste possibili - non perché non ci sarà una catastrofe quando sarà, ben inteso, nessuno nega le potenzialità del vulcano (e aggiungerei, non solo le sue, anche quelle della caldera dei Campi Flegrei, o, senza ricorrere ai nostri mostri sacri, quelle in generale di madre natura, dai terremoti alle alluvioni, passando per le mareggiate, i dissesti, le frane, così come quelle che noi stessi fomentiamo, dal rischio biologico a quello urbano, a quello chimico e via discorrendo) - diciamo che grazie alla profusione massiva di documentari, simulazioni, interviste – sempre molto settate e morbosamente arricchite dei particolari più devastanti – più o meno ormai lo sappiamo, moriremo tutti, così pare. Il che a mio modesto parere dovrebbe generare, insomma, davanti all’ineluttabilità del fatto, una catarsi religiosa: tutto il popolo napoletano, anzi, campano, capo chino e cosparso di cenere, dovrebbe sin da adesso cominciare a pentirsi delle proprie colpe e magari, chissà, talvolta gli dei ci ascoltano, riabilitare una fede antica dei luoghi, quella che racconta ne “La Pelle” il buon Curzio Malaparte, nel terribile dio Vesuvio, offrendogli in dono sacrifici ed opere, sì da dissuaderlo dai suoi nefasti propositi. O più razionalmente dovrebbe produrre un esodo in massa. Da questa terra che ci dà solo dolore e disperazione e miseria, dove non c’è casa, non c’è lavoro, non c’è cibo – è avvelenato, la camorra, la mafia, i cinesi (sì sono oramai anche qui).
A dire il vero si provò anche, ad incentivare l’esodo. Certo poco e male. E quel che c’è da dire è che per matrigna che sia questa terra che ci accoglie, da noi stessi spesso violentata e vituperata, pochi popoli sono così morbosamente legati al territorio in cui sono nati e cresciuti come i napoletani.
Si provò anche a lottare contro una certa crescita abusiva endemica delle nostre zone. Poco e male. Ci sono molte battaglie che politicamente non pagano.
La protezione civile è una di queste. Un piano di emergenza, di evacuazione, di messa in sicurezza, non rende, non si vede, se si vede fa paura.
E però. Ci sono molti però.
Mi rendo conto mentre sto scrivendo che sto nel mezzo, nel bel mezzo di un cane che si morde la coda. Me ne rendo conto perché dovrei spiegare a cosa serve un piano di emergenza, riferirmi magari proprio al tanto vituperato e odiato piano nazionale di emergenza per il Vesuvio – di cui si prendono stralci a caso, senza mai indagarne il senso pieno, quelli che angosciano solo, solamente quelli, spiegarlo perché non lo si conosce, e quindi non lo si comprende, e penso che sarebbe una noia mortale, che nessuno leggerebbe (non paga), meglio l’allarme, o l’apocalisse, o l’esodo, quello sì che si legge, o le chiacchiere, una battuta, la dimenticanza. La rimozione.
O il lamento.
Ecco se c’è un’altra cosa che i napoletani, i campani, ma il fenomeno è in grande espansione, sanno fare bene è lamentarsi. E prodursi in invettive, cercare colpevoli. Senza mai informarsi.
Lo capisco. Capisco che informarsi è complesso, specie su argomenti che possono essere tecnici, scientifici. Capisco anche che può essere difficile. Sappiamo googolare qualsiasi ricerca astrusa, ma chissà perché pensiamo che cose come queste, un piano di emergenza, che ci riguarda, non lo troveremo mai, chissà dove è nascosto. Capisco anche che magari vorremmo, e non ci crederete, a buon diritto, ci spetta, un’informazione più semplice e diretta, che è vero, manca, specie nei dettagli, in ambito locale, cosa faccio? cosa devo fare? quando?
Il problema è che questa informazione non può darcela nello specifico il governo, il Dipartimento o San Gennaro. E neanche il supergeologo americano o chi per lui. L’informazione alla popolazione è onere – per legge – del sindaco. E quella informazione viene a valle della redazione di un piano comunale di emergenza. Comunale. Per legge (L. 100/12, ma in realtà già dalla L. 225/92). Che recepisce le indicazioni della pianificazione nazionale (nel caso Vesuvio – a livello centrale si è fatto, e rifatto quanto di propria competenza e anche di più) o regionale (in altri casi), e su tali indicazioni formula la strategia interna al territorio. Quel piano comunale che (60% dei comuni campani) non si fa perché non paga. Perché non si vede, perché non si legge, perché non è un documentario e non grida Allarme! Soldi spesi male.
E allora eccolo il cane che si morde la coda. Ci sono informazioni che noi non abbiamo perché non ci vengono date e non ci vengono date perché non ci interessano. Così non sappiamo.
Non sappiamo che è il sindaco (spesso non lo sa neanche lui) la prima autorità di protezione civile sul territorio. Non sappiamo che è lui che deve provvedere, attraverso i suoi uffici, alla redazione dei piani di emergenza comunali. Non sappiamo che è lui a doverci informare. Non sappiamo che è a lui che dobbiamo chiedere.
E non sappiamo che: mentre la Commissione Vesuvio lavorava all’aggiornamento del Piano Nazionale di Emergenza Vesuvio, mentre il Dipartimento della Protezione Civile invitava tutte le regioni a fornire, entro il 31/12/12 – a seguito di propria specifica nota del 12/10/12, l’elenco dei comuni dotati di pianificazione di emergenza e contestualmente, in ottemperanza alla legge (sempre la legge 100/12 che indicava il termine di 90 gg dall’entrata in vigore quale data ultima per dotarsi del suddetto strumento obbligatorio di pianificazione), ne intimava la realizzazione, la Regione Campania, unica regione italiana a non aver fornito un elenco nominativo dei comuni, ma solo dei numeri e delle percentuali, grazie a finanziamenti europei (FESR) per un POR 2007-13, approvato dalla Commissione Europea nel settembre 2007, deliberava il 27/05/13 lo stanziamento di un fondo di 15 milioni di euro da distribuirsi - previa partecipazione ad apposito bando, espresso con decreto dirigenziale del 29/01/14 e reso pubblico attraverso il BURC del 03/02/14 - a comuni e province, non dotate di piano o dotate di piano non aggiornato e non omologato, con particolare riferimento ai paesi del vesuviano, ivi compresa la realizzazione di campagne informative per la popolazione.
Non sappiamo che questo bando scadeva il quattro aprile. E non sappiamo se il nostro sindaco, quello di uno dei tanti comuni che verrà sepolto dalla lava senza che nessuno abbia il tempo neanche di alzare gli occhi al cielo (sigh), che “i soldi per fare il piano non ci sono”, a quel bando ha partecipato, se lo ha fatto bene – bisogna saperlo fare, se quei soldi arriveranno o se, come tanti altri, torneranno in Europa, questa Europa che ci ha distrutto, impoverito, che ci bastona e ci divora.
Non glielo abbiamo chiesto. Non glielo chiederemo. E lui lo ha visto?
Ecco per completezza di informazione il bando della regione era sul BURC (strumento di informazione per cittadini ed enti) n. 9 di quest’anno, leggibile a tutti i cittadini dal sito della Regione e c’era l’avviso sullo stesso sito
Il piano Vesuvio, in forma completa, è leggibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (dal link si accede alla pagina sul Vesuvio, a destra ci sono i link al piano e alle modifiche con relativi dossier di studio), e sullo stesso sito potete trovare anche informazioni, in tempo reale, sullo stato del vulcano, dei vulcani, sulle leggi in materia, sulle responsabilità, su chi fa che e quando.
C’è anche un link della protezione civile dove invece potete leggere l’esito della nota fatta dal Dipartimento alle Regioni in materia di piani comunali, il sollecito a rispondere ad una legge di stato.
Ah! Il sito della Regione ha un servizio gratuito, per tutti: la newsletter. Potete anche iscrivervi  
Si chiama trasparenza. È legge. Siamo noi che non alziamo i veli. L’informazione esiste, basta volerla.
P.s. Dopo bisogna chiedere, ovvio. E chiedere (anche lamentarsi), a gran voce, che chi ci amministra (chi per che, ognuno per le sue funzioni) lo sappia fare. Che si informi.

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